Dalle origini alla concessione della chiesa di San Benedetto
Per scoprire le origini della Venerabile Arciconfraternita della Santissima Trinità dei Pellegrini e Convalescenti occorre andare al 1540, a Roma, e precisamente nella chiesa di San Girolamo della Carità, ove, sotto la direzione del padre spirituale don Persiano Rosa, si riuniva un gruppo di laici, tra i quali troviamo il venticinquenne Filippo Neri, non ancora sacerdote.
Essi frequentavano i Sacramenti, ascoltavano la Parola di Dio, pregavano, facevano conferenze spirituali e raccoglievano elemosine fra di loro per aiutare i poveri.
Il 16 agosto del 1548 accadde qualcosa di particolare ed inaspettato: all’usuale appuntamento si presentarono molte altre persone devote che, spinte dall’esempio di quell’originario gruppo di uomini, chiedevano di potersi unire a loro. Questi, ed in particolare Filippo Neri, uno dei più zelanti, presero allora in considerazione l’idea di formare una Compagnia ben regolata affinché le persone ad essa ascritte potessero dedicarsi con maggior ordine agli esercizi spirituali ed alle opere di carità, soprattutto verso i fratelli più poveri.
Allora, Filippo Neri, sottopose il progetto al suo confessore, il padre Persiano Rosa, senza il consiglio del quale non faceva nulla, e quest’ultimo, essendo anche il direttore spirituale di quella devota adunanza, trovò il proposito così buono e caritatevole che lo approvò. Tuttavia, nonostante l’unanime assenso, la decisione definitiva fu differita per altri dieci giorni, al fine di esaminare meglio tutta la questione ed «implorare nel tempo stesso da Dio que’ lumi, e quelle grazie, che sono specialmente necessarie per intraprendere, e perfezionare opere di tal natura».
Trascorsi tali giorni, e precisamente l’ultima domenica del mese di Agosto, si radunarono tutti nuovamente nella chiesa di San Girolamo della Carità, dove il padre Persiano Rosa ripropose l’istituzione della Confraternita e tutti l’approvarono unanimemente, risolvendo di formare subito, senza altro indugio, una Compagnia di Fratelli e di Sorelle, che si dedicasse alla frequenza costante dei Sacramenti della Confessione e della Comunione, alla vita di preghiera, alle conferenze spirituali ed alla carità verso i bisognosi ed i poveri, specialmente gli stessi Fratelli e Sorelle.
Ormai certi del dà farsi e risoluti, essi si rivolsero all’allora Vicario generale di Roma, Monsignor Filippo Archinto, milanese e Vescovo di Saluzzo, per ottenere il riconoscimento dell’autorità competente.
Egli, dopo averli lodati con paterna amorevolezze ed esortati a perseverare nel loro santo proposito, acconsentì alla richiesta ed eresse la loro Compagnia in Confraternita sotto «l’invocazione della SSṁa Trinità del sussidio, giacché il fine, e lo scopo de’ Fratelli si era di soccorrere, per quanto potevano, i poveri, e bisognosi; e nel tempo stesso ne dette loro Bolla, o Patente a norma delle facoltà ricevuto dal Sommo Pontefice». Così, nell’anno 1548, quattordicesimo del Pontificato di Papa Paolo III, veniva fondata la Confraternita della SS.ma Trinità.
Le prime attività della Confraternita si svolsero nella chiesa di San Salvatore in campo, situata nel rione della Regola, e, fra le molte opere di pietà, i Fratelli decisero di dedicarsi in particolar modo alle Quarantore, che facevano l’ultima domenica del mese. Le cronache così descrivono l’impegno profuso da San Filippo in tale pratica:
«Nel tempo di essa il nostro santo Fondatore faceva divoti ragionamenti, e talvolta a ciascuna ora sì del giorno, che della notte, e d’ordinario non ne partiva giammai, vegliandovi anche tutta la notte, e chiamando di mano in mano coloro, a’ quali toccava di assistere; e terminata che fosse l’ora, accennava a chi era presente, esser giunto il tempo di dar luogo agli altri: che però teneva presso di se un campanello, con cui dava loro il segno, dicendo: Orsù, Fratelli, l’ora è finita, ma non è però finito il tempo di far del bene».